giovedì 24 giugno 2010

Dino e la Dama Bianca

Nella periferia di Roma nord c'è un piccolo casale osteria, gestito da DDB (Dino De Bellis), uomo che ama DDR (Daniele De Rossi) e i suoi colori giallorossi così come cucinare.
Ma se dal calcio si passa al ciclismo, anche Dino come il grande Fausto ha ieri incontrato la sua Dama Bianca: uno strano incontro, non certo una intimità, anzi...
Monsieur Dino e Madame La Blanche è stata una bella cena all'Osteria l'Incannucciata (di DDB) in cui la cucina ha cercato abbinamenti con la birra Blanche, belga e non solo.

Quindi con la sapiente illustrazione di Paolo Mazzola, esperto di birre a tutto tondo, abbiamo iniziato con una Blanche de Namur per poi cominciare la degustazione abbinata.


Dino e Paolo


Ai dei piccoli panzerotti di bufala e pomodorini, su latte di burrata e capesante - abbinati alla Friska della Barley - son seguite le moules frites rivisitate da Dino - con patate viola e cozze in carta fata - con un fulgido abbinamento con la Isaac di Balladin.



moules frites


Abbiamo quindi proseguito con un bel risotto con porro bruciato, vongole, arancia ed erbe (la lavanda...) accompagnato dalla Troublette della Caracole. Abbinamento difficile ma superato con scioltezza.



riso e vongole...


Ma dove tutti noi presenti abbiamo veramente apprezzato l'abbinamento con la birra è stato il duetto baccalà laccato con zenzero e gazpacho profumato vs Blanche de Honnelles Abbaye de Rocs. Una birra piena e possente che ha accompagnato perfettamente il sapore e il profumo del baccalà di Dino.



baccalà!


Chiusura con un sorprendente strudel alle arance e rabarbaro arditamente legato alla birra Ambrosia di Toccalmatto. Difficile abbinare i dolci con la birra, ma esperimento riuscito direi.



lo strudel


Morale: gran cucina, rischi nell'abbinamento con la birra superati a pieni voti, serata, compagnia e ospitalità piacevolissime!
Non resta che attendere la prossima....

venerdì 18 giugno 2010

La cotoletta dell'Osteria Bottega

Sono sempre stato convinto che una grande verità sia che ognuno ha le proprie madeleine di Proust: quei piccoli sapori che ci portiamo dietro dall’infanzia per tutta la vita e che quando ritroviamo ci rendono inspiegabilmente felici e rassicurati.

Qualche anno fa uscì un piacevole libretto di Philippe Delerm, La première gorgée de bière (la prima sorsata di birra, da noi), che provava a spiegare i piccoli piaceri della vita. Le nostre madeleine fanno parte di quel mondo, e ritrovarle è come incontrare un vecchio amico.

Mi appoggio a questa dotta premessa per dire che giorni fa, leggendo un bel breve memoriale del direttor Bonilli su Bologna e sulla Cotoletta Petroniana , mi è venuta voglia di riuscire a visitare un piccolo locale bolognese dove, per vari motivi, non ero mai riuscito a mangiare, anche con le mie assidue frequentazioni felsinee.




Aggiungo, è per me doveroso, che proprio tali visite a Bologna mi hanno fatto spesso concordare con Enzo Vizzari quando disse che a Bologna si mangia meglio a casa che fuori; troppi ristoranti “finto antico”, dove la tradizione è veramente turistica (e un romano, scusate, il ristorante turistico lo conosce bene, lo identifica a naso).




E poi, sedendomi a cena, penso sempre all’Artusi che stilizzava il pasto bolognese come una sequenza “antipasti + primo (tagliatelle o tortellini) + dolce” vista la poca avvenenza dei secondi.
Comunque, il 15 scorso son riuscito a prenotare da Daniele Minarelli all’Osteria Bottega, un minuscolo locale in Via di Santa Caterina, vicino a porta Saragozza, con pochi tavoli e un bel duo rosso fuoco “affettatrice + bilancia” sul bancone.

Minarelli è una persona simpatica e ci sa fare: direi che è oste vero e antico, ruffiano quanto serve per invogliarti a mangiare ma mai invadente o esagerato. Io dico subito che son lì per la cotoletta petroniana: lui capisce, e pianifica il resto, e io non mi oppongo.


La gratta e la "forma"...


Inizio con una salsiccia cruda fatta in casa al pepe e spezie: dentro c’è un po’ di tutto, come carne, pezzi vari, una leggera affumicatura, si scioglie in bocca. L’accompagno con un piatto di lardo, pere e parmigiano: composizione perfetta con parmigiano strepitoso.


La salsiccia cruda....



Lardo, pere e parmigiano


Passo al primo: assaggio un tortellone alla ricotta con burro e salvia e mi butto sulle tagliatelle al culatello. Il piatto è per gastrofanatici del salume in questione: forse saporito alla fine, ma perfetto nella sua struttura.


I tortelli alla ricotta



Le tagliatelle al culatello


Si arriva alla cotoletta, accompagnata da patate commoventi nella loro cottura (e che qualità di patata!). La descrizione della cotoletta la lascio alle foto, purtroppo non di qualità eccelsa, ed al citato articolo di Bonilli.


La cotoletta petroniana


Io posso solo limitarmi a dire che è stata la migliore cotoletta bolognese da me provata – e ne ho provate un po’ – e che è un piatto che anche per coloro i quali non rappresenta, anche solo per i natali, una madeleine, è sicuramente una sintesi perfetta della cucina bolognese vera.


Le patate...



Alla fine, senza fondo, mi son concesso la zuppa inglese e un assaggio di torta di riso… con caffè del Lelli a chiusura.



La zuppa inglese



L'assaggio di torta di riso


Vino, per mia scelta, al bicchiere – si punta molto sulla zona emiliana romagnola – e conto amichevole, considerando d’aver svuotato la cucina…
Esperienza da ripetere, quindi, da consigliare e credo da gustare al meglio nelle fredde serate invernali: giugno non permette mangiate impegnative, anche se, ed è qui forse il piccolo vero miracolo finale della Bottega, non sono stato assaltato dalla pesantezza digestiva (non ostante il giro a 360° del menù…)!

giovedì 17 giugno 2010

Quando tira lo Scirocco, arriva il gelato...

E' da circa due anni che, notoriamente, sono a lutto per quanto riguarda il gelato, ovvero dalla chiusura di Pellacchia / Pignotti, storica ed insuperata gelateria della Capitale.
Da quella chiusura ho provato, lo confesso, tronfio del mio essere spaccaballe, varie cose fredde, ma solo raramente ho trovato i sapori che amavo: la cremosità delle creme, la freschezza della frutta, la genuinità dei sapori.
Si, dirà qualcuno, ma a Roma tu hai Torcè, il Settimo Gelo, Cristalli di Zucchero, VIce a Gregorio VII e Manassei ai Gracchi! Lo ammetto, allora, qualche gusto mi ha convinto dei signori citati, ma son sempre rimasto insoddisfatto da qualcosa, forse anche dal solo ricordo del gelato che amavo.
Tanto detto, un pò da vecchio rimbambito, qui dico che ho scoperto, molto fuori zona, una perla. Una piccola gelateria nell'estrema periferia di Bologna, dal meridionale nome di Cremeria Scirocco, tanto nascosta quanto interessante.


L'interno della Cremeria Scirocco



Si, è lontana anche per i bolognesi, ubicata com'è sotto un quasi portico in Via Barelli, in zona Roveri, una zona industriale verso San Lazzaro: ma merita il viaggio se amate il gelato.
Il titolare, Andrea Bandiera, è un simpatico mattacchione che ha lasciato da circa 6 anni il suo lavoro da informatico per dedicarsi al gelato. E lo fa seguendo una sua linea antica senza essere talebana, ovvero usando materie prime di qualità, niente polverine (le uova sono uova!) e avendo un bel banco coi pozzetti per la salamoia come quelli di una volta.



Andrea dietro al suo bancone delle meraviglie



Io ho provato, da ultimo, la zabaione Scirocco (lo zabaione arricchito con una torta inserita dentro... perfetto e inspiegabile a parole!), il cioccolato e il caffè (con Andrea che mi dice: "è semplice, se cambio gusto di caffè cambia anche il mio gelato!"; vallo a dire a chi usa le paste già pronte...!). Ma tanti sono i gusti, dalla crema al limone ai frutti tropicali, con passaggi anche nel gelato salato e soprattutto nelle granite siciliane, realizzate veramente come Dio e tradizione comandano (ci sono anche le briosce per gustarle!).
Poi torte e sorbetti alcolici, ghiaccioli e quant'altro, tutto buono e tutto - lo ricorda Andrea con orgoglio - senza grassi idrogenati: e la differenza la senti, perchè il gelato è digeribilissimo e non lascia in bocca quella granulosità che io tanto odio e che sempre più spesso si trova in giro, anche nelle gelaterie di moda...
Io poi mi sono innamorato della mandorla: vere mandorle, vero gelato, ne senti i sapori delle diverse tipologie...
Concludo con egoismo che vorrei avere la Cremeria Scirocco più a portata di mano. Lo spero, e per ora mi titillo con l'attesa della prossima mia degustazione in loco...!

martedì 8 giugno 2010

Le regole di Regoli

La grandezza di una città spesso la si verifica dai piccoli angoli che riescono a riservare sorprese o certezze.
A Roma esiste dal 1916 una piccola pasticceria, Regoli, a Via dello Statuto 60, in pieno quartiere Esquilino, ora terra di cinesi ed indostani, per lo più.




Regoli è la tradizione in pasticceria: non vi aspettate voli pindarici o gusti strani. Qui si viene per il maritozzo, la crostata, la millefoglie, la genovese col cioccolato o la crema... e non si rimane delusi ma felici e coccolati dalle tante donne che ci accudiscono e saziano la nostra voglia di dolce.



Io ho provato una genovese al cioccolato di qualità immensa, con un bel ripieno goloso e lo zucchero a velo. Eccellente.
Poi mi son portato a casa una pizza padovana, strano dolce poco dolce da mangiare a colazione con marmellate varie o... nutella! Altamente consigliato.

Morale: passate tra monti e l'esquilino e andate in gita da Regoli per un pò di sana dolcezza...