venerdì 21 maggio 2010

Premiata ditta D&DdeG!



Premessa: qui non scrivo solo di cibo e affini. Fine della premessa.
Ieri sera sono tornato indietro di 31 anni vedendo forse uno dei concerti più belli della mia vita. Ho visto il Work in progress 2010 di Dalla e De Gregori, la più riuscita reunion italiana degli ultimi anni.


Anna e Marco




Che dire? Che mi è piaciuto è riduttivo. Per chi, come me, sa a memoria buona parte del repertorio di Lucio e Francesco (chiamiamoli così, siamo amici da una vita), assistere ai loro duetti è stato da brividi.






Ricordo che una delle mie prime cassette (le audio cassette, quelle che se il nastro si ammollava lo tendevi con la matita o la bic!) fu proprio Banana Republic, ascoltata fino a consumare il nastro, fino a sapere a memoria persino la presentazione della band ("... abbiamo suonato e cantato...").


Piazza Grande


Cosa è cambiato in questi 31 anni (l'abum è del 1979!), oltre ai capelli più radi e grigi di tutti noi? Il repertorio, innanzi tutto, ovviamente arricchito da tutte le nuove produzioni. Ma poi anche gli arrangiamenti, specie quelli di De Gregori, che, si sa, è arrivato a suonare Buonanotte Fiorellino a tempo di mazurka o Rimmel in coro col pubblico. Dalla poi, col tempo, e le 70 primavere quasi alle porte, ha ridotto l'ampiezza della voce - vedi Caruso - riuscendo però spesso a migliorare le canzoni.



Rimmel, da cantare karaoke col pubblico...



I brividi... già, i brividi. Ognuno ha le sue canzoni del cuore, e sebbene mia sia dispiaciuto non ascoltare Generale, o Alice, o Ma come fanno i marinai, i ragazzi hanno tirato fuori dal cilindro conigli insospettabili, quali Nuvolari (versione clamorosa!) e i Muscoli del capitano.




Poi, classici grandi e commoventi: Anna e Marco, Futura, Balla balla ballerino per Dalla (e non è certo un caso che il pubblico si è infiammato per questo trittico datato tra il 1979 e il 1981, se non sbaglio), La donna cannone, Titanic (che io so tutta a memoria, e non è facile...) o La leva calcistica del 68.


Balla, balla ballerino



Il tutto condito dalla scenografia di Mimmo Paladino, autore noto ai più per un famoso Swatch di qualche anno fa e scambiato in questi giorni sui giornali per Pino Palladino, noto bassista (alla faccia della precisione!).
Mi è stato suggerito, da un amico spettatore con me, che in realtà i due non si amano troppo. Non so, io ho avuto invece l'impressione di due grandi che amano, se non il collega compagno di tour, gigioneggiare sul palco con tutta la loro esperienza.






In particolare Francesco mi è sembrato felice di poter saltellare sul palco con un buffo cappellino in testa, così lontano dalle sue esibizioni ascetiche e un pò statiche da solista (ricordo circa un anno fa all'auditorium... monacale, direi!) e con la forza di una band mista pronta a spingere (con una doppia batteria di percussioni) anche quelle canzoni nate forse più come poesie in musica (vedi, appunto, Rimmel).
Ecco, tutto qui. Peggio per chi non c'era, con la tentazione di rivederli se si trovasse un biglietto....

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