venerdì 18 giugno 2010

La cotoletta dell'Osteria Bottega

Sono sempre stato convinto che una grande verità sia che ognuno ha le proprie madeleine di Proust: quei piccoli sapori che ci portiamo dietro dall’infanzia per tutta la vita e che quando ritroviamo ci rendono inspiegabilmente felici e rassicurati.

Qualche anno fa uscì un piacevole libretto di Philippe Delerm, La première gorgée de bière (la prima sorsata di birra, da noi), che provava a spiegare i piccoli piaceri della vita. Le nostre madeleine fanno parte di quel mondo, e ritrovarle è come incontrare un vecchio amico.

Mi appoggio a questa dotta premessa per dire che giorni fa, leggendo un bel breve memoriale del direttor Bonilli su Bologna e sulla Cotoletta Petroniana , mi è venuta voglia di riuscire a visitare un piccolo locale bolognese dove, per vari motivi, non ero mai riuscito a mangiare, anche con le mie assidue frequentazioni felsinee.




Aggiungo, è per me doveroso, che proprio tali visite a Bologna mi hanno fatto spesso concordare con Enzo Vizzari quando disse che a Bologna si mangia meglio a casa che fuori; troppi ristoranti “finto antico”, dove la tradizione è veramente turistica (e un romano, scusate, il ristorante turistico lo conosce bene, lo identifica a naso).




E poi, sedendomi a cena, penso sempre all’Artusi che stilizzava il pasto bolognese come una sequenza “antipasti + primo (tagliatelle o tortellini) + dolce” vista la poca avvenenza dei secondi.
Comunque, il 15 scorso son riuscito a prenotare da Daniele Minarelli all’Osteria Bottega, un minuscolo locale in Via di Santa Caterina, vicino a porta Saragozza, con pochi tavoli e un bel duo rosso fuoco “affettatrice + bilancia” sul bancone.

Minarelli è una persona simpatica e ci sa fare: direi che è oste vero e antico, ruffiano quanto serve per invogliarti a mangiare ma mai invadente o esagerato. Io dico subito che son lì per la cotoletta petroniana: lui capisce, e pianifica il resto, e io non mi oppongo.


La gratta e la "forma"...


Inizio con una salsiccia cruda fatta in casa al pepe e spezie: dentro c’è un po’ di tutto, come carne, pezzi vari, una leggera affumicatura, si scioglie in bocca. L’accompagno con un piatto di lardo, pere e parmigiano: composizione perfetta con parmigiano strepitoso.


La salsiccia cruda....



Lardo, pere e parmigiano


Passo al primo: assaggio un tortellone alla ricotta con burro e salvia e mi butto sulle tagliatelle al culatello. Il piatto è per gastrofanatici del salume in questione: forse saporito alla fine, ma perfetto nella sua struttura.


I tortelli alla ricotta



Le tagliatelle al culatello


Si arriva alla cotoletta, accompagnata da patate commoventi nella loro cottura (e che qualità di patata!). La descrizione della cotoletta la lascio alle foto, purtroppo non di qualità eccelsa, ed al citato articolo di Bonilli.


La cotoletta petroniana


Io posso solo limitarmi a dire che è stata la migliore cotoletta bolognese da me provata – e ne ho provate un po’ – e che è un piatto che anche per coloro i quali non rappresenta, anche solo per i natali, una madeleine, è sicuramente una sintesi perfetta della cucina bolognese vera.


Le patate...



Alla fine, senza fondo, mi son concesso la zuppa inglese e un assaggio di torta di riso… con caffè del Lelli a chiusura.



La zuppa inglese



L'assaggio di torta di riso


Vino, per mia scelta, al bicchiere – si punta molto sulla zona emiliana romagnola – e conto amichevole, considerando d’aver svuotato la cucina…
Esperienza da ripetere, quindi, da consigliare e credo da gustare al meglio nelle fredde serate invernali: giugno non permette mangiate impegnative, anche se, ed è qui forse il piccolo vero miracolo finale della Bottega, non sono stato assaltato dalla pesantezza digestiva (non ostante il giro a 360° del menù…)!

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