giovedì 22 aprile 2010

Chiamami Peroni.....

Tra i tanti pregi di Roma - insieme ai mille difetti - c'è quello di conservare gelosamente botteghe e negozi un pò particolari.
Oggi voglio parlare di Peroni, luogo sacro per molti amanti della cucina e delle più incredbili (o solo utili) attrezzature.
Già l'ubicazione parla da sè: è in una piazza che non esiste. Infatti Piazza dell'Unità (Peroni è al n. 29) non si vede, essendo non una piazza vera e propra bensì la strada che gira intorno a tre lati del mercato di Via Cola di Rienzo (il quarto lato è proprio su Via Cola di Rienzo).


L'entrata....


Guardando il mercato da Cola di Rienzo Peroni è nella strada a sinistra: la spiegazione così pedante è ncessaria perchè chi abita lì intorno, come me, sa che la ricerca di Piazza dell'Unità ha fatto molti dispersi...
Comunque, cos'è Peroni? L'insegna recita "tutto per la cucina - tutto per la casa" ma è riduttivo...



Io lo definirei l'antro delle meraviglie, la caverna di Alì Babà per gli appassionati di food e non solo, vista la incredibile quantità di oggetti disponibili.
C'è da perdersi tra coltelli, forme per dolci di ogni tipo, stampi in silicone che pendono ovunque, robottini e planetarie, piatti, tazzine, pentolame di ogni genere...
L'assortimento è veramente indescrivibile e onestamente non sono mai riuscito a non trovare quello che cercavo.
Nato tanti anni fa come "carbonaio", come si dice, ovvero rivendita di legna, carbone, gas e bombole, il negozio si è trasformato negli anni mantenendo l'attività originaria - ora delocalizzata - e allo stesso tempo puntando sull'oggettistica per la casa e la cucina amatoriale e professionale.

Il tutto poi, bisogna dirlo, e non per piaggeria ma per verità, condito da professionalità e gentilezza di tutti, da Eleonora (LA PERONI, come la birra...!) a tutto il suo staff, giovane e preparato.
E non solo: se navigate sul sito potete vedere cosa bolle nelle pentole e casomai acquistare on line....

Insomma, da provare se non già provato... in fondo, poter scrivere su un blog quel che si vuole consente pure di parlare bene degli amici, no?

martedì 20 aprile 2010

Il mio papà è uno chef a Milano!

Vorrei scrivere questo post con un bel tono da cinegiornale, tipo settimana INCOM...

(da leggere con voce un pò nasale)

Domenica, 19 aprile 2010, alle ore 16.30 si è tenuta la presentazione in quel di Milano del primo libro della nota conduttrice televisiva, e ora scrittrice, Francesca Barberini.





Il libro, intitolato "mio papà è una chef", è stato illustrato ai presenti nel corso di una divertente cerimonia tenuta sotto l'egida dell'editore Guido Tommasi nella location del Superstudio più a Via Tortona.


La deliziosa Alessandra della Guido Tommasi editore


Coadiuvata da ben quattro degli chef che hanno collaborato alla stesura del tomo di allegre ricette (erano presenti, in ordine alfabetico per non far danno ad alcuno, Fabio Baldassare, Igles Corelli, Oreste Romagnolo e Maurizio Santin), l'autrice, insieme anche al suo piccolo Tommaso, ha intrattenuto i numerosi astanti per oltre due ore con simpatici manicaretti che hanno deliziato grandi e piccini.

Oreste (patron del ponzese Orestorante) ha sfamato con i suoi tramezzini del giovane esploratore.


Oreste con la piccola Alice e Tommaso



Igles col figlio Alberto, già prossimo cuoco, ha preparato ben due tipi di pasta.


Igles e Alberto Corelli


Fabio con la figlioletta ha creato polpette con erbette e il buon Maurizio ha terminato con una soave crema al miele lavorando con suoi due gemellini.


Fabio Baldassare e la sua bimba


Maurizio Santin all'opera

Grande il successo di pubblico che fa ben sperare per forieri successi nelle vendite.
Un bel pomeriggio, scaldato dal tiepido sole milanese, che ha fatto da preludio (per il sottoscritto e per l'autrice) ad una serata trionfale di fronte ad un maxischermo... e chi vuol capire, capisca!

giovedì 25 marzo 2010

Il mio papà è uno chef



Io sono sempre dell'idea che un libro sarà sempre meglio di un blog o di internet, come l'enciclopedia britannica è meglio di Wiki...
Tanto detto, annuncio in questa indegna sede l'uscita del primo libro di Francesca Barberini del quale, e ne sono onorato, ho curato le illustrazioni.
"Il mio papà è uno chef" è un libro facile e divertente, di ricette e non solo.
Scritto con la collaborazione di alcuni dei più noti (e migliori) chef italiani, non si limita ad illustrare come e cosa cucinare, ma dedica spazio al rapporto tra papà e figlio, un rapporto speciale se il tuo papà cucina per te.
E' difficile per me - qui è il mio spazio e faccio come voglio - ringraziare qualcuno senza cadere nella retorica da Kodak theatre con Oscar in mano.
Mi limito quindi a ringraziare Francesca (che ha incredibilmente creduto in me e nei miei pupazzetti scarabbocchiati) e l'editore Guido Tommasi.
Il libro si trova in libreria e on line anche sul sito della guidotommasi.it .
Se poi non avete nulla da fare, la presentazione a Roma del libro sarà il 26 marzo alle 17.00 alla Città del Gusto del Gambero Rosso.
Poi, forse, andiamo in tour a Milano....

lunedì 22 marzo 2010

Buon Carciofone a tutti!





Domenica ti porterò sul lago, diceva Concato. Invece a volte domenica ti portano a Palo, per la precisione a Palo Laziale, a mangiare i carciofi da Augusto.
La premessa è doverosa: la zona è famosa per la produzione dell'ortaggio, tanto che a Ladispoli si tiene una famosa sagra in suo onore.
Comunque, Augusto è al km Km 36 circa dell'Aurelia e non ostante sia difficile da individuare, ieri c'era gente a fiumi.
Si mangia dentro o fuori in una veranda lambita dall'Aurelia, meno peggio di quello che potrebbe sembrare (intendo pensando a smog e rumore).




INSALATA DI CARCIOFI CRUDI



Menù carciofo al 100%. Insalata di carciofi crudi, carciofi alla romana, frittata di carciofi, tagliatelle casarecce con carciofi e lasagna in bianco con carciofi.
Ai secondi non siamo arrivati, ma credo ci fosse una frittura di pesce.




CARCIOFI ALLA ROMANA




Dolci casalinghi (torta alle mele, crostata, biscotti col vinello) e vino della casa che serve a mandar giù (quello che mischi con l'acqua, per capirci).
Risultato: l'insalata di crudi era strepitosa, così come i carciofi alla romana.
Ma, debbo dire, buono tutto in fondo.





TAGLIATELLE AI CARCIOFI




Non è certo alta cucina, ma quello ti aspetti.
Conto sui 30 euro a cranio, non poco onestamente, ma per una scampagnata può starci...
Dicono che fuori stagione "carciofara" si mangia bene il pesce: non so e non garantisco, sarà per la prossima volta.

giovedì 18 febbraio 2010

I preparatori d'uva


In una Italia dove ci si addormenta placidamente davanti al 60° Sanremo esistono ancora trasmissioni televisive interessanti.
Una delle mie preferite è il TG3 Leonardo, 10 minuti di cultura scientifica in onda verso le 14.50 dopo il TG3 (o in streming su internet quando si vuole).
Nella puntata di oggi segnalo un servizio su due agronomi che stanno sviluppando un bel progetto di cultura nella potatura della vite e nella coltivazione amorevole di tali piante.
I Preparatori d’uva sono Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, due friulani che hanno recuperato un vecchio metodo di potature e cura delle piante e, dopo 20 anni di sperimentazione, hanno cominciato ad applicarlo alle esigenze della moderna vitivinicoltura.
Rimando al loro sito ed alla visione del servizio di Leonardo per gli approfondimenti.
Qui mi limito a dire che ho sempre pensato che spesso chi si pavoneggia con la propria presunta cultura enologica non ha mai messo piede in una vigna.
Si dovrebbe, a mio avviso, riscoprire la bellezza della passeggiata nei campi e del prendere in mano un pugno di terra, anche se non si è del ramo, anche se di lavoro non si fa il contadino o l'agronomo.
Allora, così facendo, sedersi a tavola e stappare una buona bottiglia può diventare una esperienza diversa e più profonda, riscoprendo valori, storie, profumi e sapori che abbiamo dimenticato.
Un pò come i bambini di oggi che credono che le uova nascono sugli scaffali dei supermercati...

giovedì 4 febbraio 2010

I profumi dell'Arcangelo

Come si mangia? Solo con la bocca? Fiumi di parole - come diceva i Jalisse a Sanremo - ormai imperano sull'importanza della vista e dell'olfatto nell'approccio culinario, e qui non voglio tediar nessuno.

Invece, a differenza di quanto comunemente si usa, voglio qui fare un post su una cena (e che cena) senza foto, perchè voglio parlare dei profumi del cibo, e di quello che hanno significato (quindi le foto, non odorando, non servono).
E, poi, si sa, l'olfatto di accompagna in maniera subdola tutta la vita, facendoti ricordare dopo anni l'odore di un cibo, ma anche il profumo di una fidanzata di gioventù.

Luogo: l'Arcangelo (Via G.G. Belli 59/61 -
Tel.
063210992), casa di Arcangelo Dandini e sua moglie Stefania, oste geniale e talebano al contempo.

Lascio quasi fare ad Arcangelo per il menù, annuendo ai suggerimenti.
Benvenuto con una zuppetta di legumi e pomodorini passiti al mosto cotto. Iniziano i profumi, il dolce del legume con l'esplosione del pomodorino praticamente confit e addolcito.

Poi, trionfo della romanità, i supplì. Il supplì a Roma evoca la parola "rosticceria", o "pizza e polli allo spiedo". Ma è un cibo nobile che richiede soprattutto materie prime - le poche che si usano - impeccabili e una frittura perfetta. Arcangelo fa così, e arrivano in tavola due supplì che appena aperti con la forchetta (anche perchè la temperatura è, da prassi, ustionante) sprigionano il fumo denso del calore contenuto, mentre vedi la mozzarella che, come da regola, fila dentro la "palla" (anzi l'ovale) di riso. Un piccolo capolavoro.

Si prosegue: zuppa di ricotta con ricci di mare e castagnaccio. Arcangelo qui forse ha dipinto le onde del riccio di mare, che sul letto di ricotta avvolgono gli scogli di castagnaccio. Ma anche qui il profumo ti prende e la combinazione di odori dolci (diversamente dolci) sale dalla scodella al naso per poi, dato che stiamo sempre mangiando, perfezionarsi nel boccone, che altro non è che la materializzazione sul palato di quei profumi che stavi gustando.

Altro. Quaglie con pizza affumicata al rosmarino. Qui c'è la perfezione del connubio. Il piatto arriva coperto a tavola, per finire l'affumicatura. Scoperto, annusi il rosmarino bruciato che ha avvolto la pizza bianca e la quaglia, una affumicatura istantanea che ritrovi al primo morso (e mentre addenti l pizza senti quel profumo salirti su per il naso). Incredibile trovata per incredibili sapori.

Fiumè. Piatto della memoria di Arcangelo, animelle, alici e buondì motta. Inspiegabile come sapore, avvolgente nel profumo. I contrasti sono uno dei punti forti del genio creativo di Arcangelo, e quello tra i profumi dolci delle animelle e del buondì tostato con la sapidità dell'aliciotto affumicato è uno dei più clamorosi.
Se una delle molteplici letture che Arcangelo propone del piatto, e del suo nome, è l'assonanza Fiumè = figlio mio, si può ardiamente dire che quei profumi (e poi i sapori) della memoria sono come i legami olfattivi col nostro passato. Quando affondi nel piatto, e annusi, e poi addenti il buondì con l'animella hai netta la sensazione di tornare indietro nel tempo a lontani momenti di infanzia, quando forse le animelle non le mangiavi - ma quelli della nostra generazione, senza mucca pazza e prioni vaganti, mangiavano il cervelletto - ma il buondì ti accompagnava a scuola, prima protomerendina di massa dell'Italia anni '70.

Ho terminato con la zuppa inglese e crema inglese. I dolci hanno odori tutti loro, specie i "burrosi". La zuppa inglese ha il delicato sentore dell'alchermes e dell'uovo della crema. Tranquillizzante anch'esso per il fine pasto.
Se poi termini con i caffè della torrefazione bolognese Lelli, portati in tavola coperti (grazie, credo di poter dire, ad una saggia intuizione di Stefania: il caffè freddo a tavola è mortificante) la serata si chiude in bellezza.

Ah, chiaramente mancano i profumi dei vini, ma io non son enologo, e sui bouquet dirazzerei perggio di quanto fatto qui sopra.

Quindi? Quindi grazie, anche perchè, oltre che mangiar bene, da Arcangelo si sta bene. E lui è un grosso giallorosso... mi sembra non poco, no?

lunedì 1 febbraio 2010

Bir & Fud... ad maiora!

Era un po’ di tempo che non mi affacciavo da Bir & Fud in via Bendetta, non ostante voci amiche, affidabili e gastrocuriose mi avessero suggerito la prova, preannunciandomi novità in cucina e in lista.
Così in una uggiosa serata di sabato mi son infilato nel tunnel di B&F, ritrovando la solita atmosfera allegramente caciarona e la solita processione di questuanti in attesa di un tavolo.
Vedo subito novità in tabella negli antipasti. Spicca “Grazie arcà… ngelo”: mi informo. Sono crocchette di patate e baccalà, con mortadella e cips di guanciale, omeggio – si intuisce – al grande Arcangelo Dandini ed alla sua passione per gli accostamenti sulfurei.
Proviamolo allora. Per tenersi leggeri, prima un colossi Romani, ovvero la classica triplice bruschetta con coda, coratella e trippa. Uno in due basta e avanza, e lo trovo se possibile migliorato dall’ultima esecuzione che avevo gustato.








Arriva poi “Arcà”… è una esplosione di sapori, è vero. Pezzetti di baccalà in mezzo alle patate, umori di mortadella, sopra il guanciale che scrocchia. Il tutto su un lettino di funghi. Accipicchia che bontà! Son tre pezzi, spariscono in un attimo.





A dire il vero avevo ordinato anche l’Arancino meccanico, ma per fortuna si è perso nei tempi della comanda, perché non avrei saputo dove metterlo… visto che arrivava la pizza.
Apro la parentesi “bere”: da B&F, si sa, o è acqua, o è – meglio – birra. Provata una Troll ai sentori d’arancia, una Nora (più impegnativa e meno di pronta beva) ed una chicco di caffè dall’alto grado alcolico (8,5°) ma da vero retrogusto caffeinico… notevole a dir poco!
Bene, siamo alla pizza. Oh, ammetto che l’impasto di B&F mi aveva sempre lasciato perplesso non per il sapore ma per una certa sovrabbondanza, per così dire. Meglio, la pizza era impegnativa soprattutto dopo essersi cimentati con gli antipasti – che sono sempre stati notevoli anche in dimensioni.
Invece, come diceva una vecchia pubblicità, musica nuova in cucina (o nel forno).


(Lo staff al lavoro....)


La pizza è diventata molto più abbordabile, un po’ più bassa e più leggera. Molto, molto meglio. Direi che si è spostata verso la tipologia della pizza che effettivamente di trova a Napoli – non quella che ci viene propinata qui dai vari locali intitolati a Ciro o Funiculì Funiculà – cioè con un minimo di cornicione ma con il centro basso e non spugnoso. Chi conosce il sommo Michele ai tribunali sa cosa intendo...
Per il resto, solita carta ristretta e orientata verso le tipologie classiche di pizza (e nessun fuori carta).
Conclusione, un notevole tiramisù, destrutturato, in bicchiere con scorza all’arancia.








Prezzi al solito onesti chiudono in allegria la serata.
Bene bene, tutto molto bene....